Una canzone, un luogo, la storia che ci insegna, i libri che si leggono, i film visti, le testimonianze… Sappiamo tutto, è vero, ma a 60 anni ho sentito un’esigenza urgente di andarci, di toccare con mano, di sfidare i sentimenti. Ho “deportato” la famiglia (in qualche modo consenziente) ad Auschwitz, 13 ore di auto confortevole e piacevoli chiacchiere, per vivere un’esperienza molto intensa, che nonostante la preparazione, riesce a scuotere totalmente, a mettere in moto una serie infinita di pensieri, di domande, cui dare una risposta è un’impresa impossibile. Certamente uno dei luoghi in cui la crudeltà umana ha raggiunto uno dei massimi livelli di organizzazione e premeditazione, ma purtroppo l’elenco non finisce mai, altri stermini hanno continuato e continuano ad essere attuati e quello scioccante elenco infinito di muri di nomi e fotografie di persone perdute nel vento è destinato ad allungarsi perché “di sangue la belva umana ancora non è contenta”. Credo che andarci sia importante e vedere così tante persone visitarlo in assoluto silenzio fa sperare perché, come si legge a conclusione del video, “Those who do not remember the past are condemned to repeat it”.
Scopro oggi che anche Guccini ci è andato quest’anno e dedico a lui questo mio video.