Certo la parola inglese è più elegante, ma rende molto meno l’idea! Ai tempi della messaggeria istantanea che soffoca con la reperibilità ogni minuto della giornata, colpisce la storia del bellissimo film Lunchbox dove la comunicazione, in un paese come l’India, simbolo della tecnologia informatica, avviene attraverso uno dei veicoli più impensabili: una schiscetta che, insieme a pranzi squisiti, si fa portatrice di una corrispondenza che sarà in grado di restituire il senso della vita e nuove energie a due persone sconosciute.
Non è però solo l’inusuale “media” lunchbox a colpire, ma tutto il linguaggio del film che danza su un terreno inconsueto, insieme iperrealistico e fatato,  fatto di immagini che riescono a cogliere l’essenza di un altro mondo, lontano dai luoghi comuni.
Il regista, l’esordiente Ritesh Batra ci regala una sferzata di ottimismo sulla possibilità di sfuggire alla standardizzazione creativa.

LN

 

2 Responses so far.

  1. Paolo Negri ha detto:

    è il film migliore che ho visto quest’anno, l’ho trovato “delicato” solo c’è un piccolo errore di sceneggiatura: Non si chiarisce mai una cosa che bisogna dare per scontata e cioè, che il marito di Lei deve per forza lavorare nella stessa ditta ! Altrimenti la sostituzione della “Schiscetta” non sarebbe stata possibile ! Ciao e complimenti per il Blog.
    P.

    • admin ha detto:

      Grazie Paolo!
      ma non trovi che il film sia bello proprio perchè è come se fosse la schiscetta stessa a raccontare la storia? come se esistesse solo ciò che incontra sul suo cammino? In questo senso anche le “assenze” diventano spettacolari, come il fatto che la zia non si veda mai, pur avendo un ruolo fondamentale!
      L.

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